Una rotta simbolica e pericolosa
Il lancio della Flotilla Sumud da Portopalo segna il punto di massima concentrazione di una campagna marittima che ha coinvolto più di cinquanta imbarcazioni, ognuna con una bandiera diversa. Partita nel cuore dell’estate, la flotta ha toccato diversi porti del Mediterraneo – Barcellona, Genova, Otranto, Catania, Syros e Tunisi – prima di riunirsi nelle acque siciliane il 17 settembre. Il risultato è stato un colosso di circa quaranta navi, pronto a sfidare le acque del Levante con l’obiettivo di raggiungere la costa di Gaza, a più di 1.600 chilometri di distanza.
Il nome "sumud", che in arabo significa "resilienza", è stato scelto per sottolineare la volontà dei partecipanti di mantenere una posizione ferma di fronte al blocco imposto da Israele. L’iniziativa è coordinata da gruppi come la Freedom Flotilla Coalition, il Global Movement to Gaza e la Maghreb Sumud Flotilla, che hanno unito risorse logistico‑tecniche e un ampio network di volontari.
Chi c’è a bordo e quali ostacoli hanno incontrato
Tra i più di 2.000 partecipanti, i ruoli sono estremamente variegati: medici pronti a fornire assistenza sul posto, giornalisti che documenteranno ogni fase, esperti di diritto internazionale e attivisti per i diritti umani. Particolarmente visibile è la presenza di Greta Thunberg, nota attivista svedese, che ha attraversato l’Europa per unirsi all’impresa, conferendo alla manifestazione un’enorme risonanza mediatica.
Il percorso, tuttavia, non è stato privo di tensioni. A inizio settembre, due imbarcazioni sono state bersaglio di droni nei pressi della costa tunisine, provocando incendi e danni alle reti elettriche di bordo. Gli attivisti hanno denunciato anche tentativi di disturbo delle comunicazioni, con droni a bassa quota e segnali di jamming radio che hanno temporaneamente interrotto le trasmissioni tra le navi. Nonostante le minacce, la flotta ha mantenuto la rotta verso est, ritenendo ogni ostacolo un invito a rafforzare la propria determinazione.
Israele, dal canto suo, ha ribadito l’impossibilità di consentire l’accesso delle imbarcazioni al territorio di Gaza. Le forze navali israeliane hanno già intercettato due precedenti tentativi di approdo a giugno e luglio 2025, lasciando intendere che una risposta militare possa essere imminente. La posizione di Gerusalemme è supportata da una rete di intelligence che monitora costantemente i movimenti della flotta, rendendo ogni azione di avvicinamento particolarmente rischiosa.
Il contesto umanitario a Gaza è drammatico: le autorità locali segnalano più di 65.000 vittime palestinesi a causa del conflitto in corso, con infrastrutture sanitarie in rovina e carenze critiche di cibo, acqua e energia. I membri della Flotilla Sumud sottolineano che il loro intervento non è solo un gesto simbolico, ma una risposta concreta alla crisi, pronta a fornire materiale medico, generi alimentari e supporto logistico se riuscirà a penetrare il blocco.
Il viaggio della flotta continuerà ad essere seguito da milioni di osservatori in tutto il mondo, con aggiornamenti costanti da parte delle reti di informazione indipendenti. L’attenzione globale è concentrata sulla capacità della collettività di superare le barriere militari e di mettere in luce le condizioni di vita a Gaza, in un contesto in cui ogni piccolo gesto può avere ripercussioni politiche e umanitarie significative.