Alemanno da Rebibbia: 'Stiamo morendo dal freddo', denuncia il Ministro Nordio

Alemanno da Rebibbia: 'Stiamo morendo dal freddo', denuncia il Ministro Nordio

Quando i termosifoni si spengono e l’acqua calda scompare dopo le 20, anche i detenuti di Rebibbia cominciano a chiedere aiuto. Non con urla, ma con parole gelide: "SOS Aiuto, venite a salvarci! Abbiamo un problema: stiamo morendo dal freddo". È il 23 novembre 2025, e Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma (2008-2013) e ora detenuto per corruzione e finanziamento illecito, scrive il suo Diario di cella 33 da una stanza senza riscaldamento, mentre la neve copre Roma e le temperature scendono sotto lo zero. Alemanno, al 327° giorno di carcere, non parla solo per sé. Parla per tutti quelli che, come lui, sono costretti a dormire con i vestiti addosso, mentre le caldaie della prigione sono rotte da settimane. E non è solo una questione di comfort: è una questione di sopravvivenza.

Un inverno che non aspetta nessuno

Le condizioni a Rebibbia sono peggiorate a tal punto che persino gli agenti della Penitenziaria — quelli che dovrebbero sorvegliare — sono diventati vittime. "Sono imbacuccati come i soldati di Napoleone in Russia", scrive Alemanno. "Pigiama sotto la divisa, facce congestionate, mani tremanti. Eppure sono loro, le truppe del Maresciallo Nordio". La metafora è cruda, ma non esagerata. Le caserme adiacenti al carcere, dove dormono i guardiani in turno notturno, non hanno riscaldamento. L’acqua calda nelle docce è un ricordo. Dopo le 20, niente. Né per i detenuti, né per chi li controlla. "Non è un errore tecnico. È un abbandono sistemico", dice un ex funzionario della giustizia, che preferisce rimanere anonimo. "Qui non si gestisce un carcere. Si sopravvive".

Il Maresciallo Nordio e la logica del sovraffollamento

Alemanno non si limita a denunciare il freddo. Lo collega direttamente alla politica del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Ricorda le sue parole d’estate: "Spezzeremo le reni al sovraffollamento, senza scarcerare nessuno!". E ora, con un sarcasmo che fa paura, ribatte: "Forse presto dirà che il sovraffollamento aiuta anche a combattere il freddo, perché, accatastati gli uni sugli altri, ci riscaldiamo tra di noi". È un attacco diretto, ma non infondato. Il ministero ha rifiutato ogni proposta di indulto o di riduzione delle pene per i reati minori, nonostante i dati del Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti — guidato dal professor Anastasia — mostrino celle di 6 metri quadrati per 4 persone, con impianti idraulici degli anni ’70. "È un crimine contro l’umanità", ha scritto Anastasia nel rapporto inviato al tribunale. "E l’articolo 35 ter del Codice Penitenziario lo dice chiaro: condizioni inumane e degradanti".

Un segnale di risveglio dai magistrati

Ma non tutto è silenzio. Dopo la denuncia di Alemanno, i Magistrati di Sorveglianza hanno accettato ufficialmente due reclami per violazione dell’articolo 35 ter. È la prima volta da anni che un tribunale italiano riconosce formalmente il rischio di violazione dei diritti umani in un carcere romano. "Non è un gesto di solidarietà verso Alemanno", spiega un magistrato anonimo. "È un atto di responsabilità istituzionale. Se non agiamo ora, domani potremmo trovarci di fronte a un morto per ipotermia, e allora sarà troppo tardi". Il rapporto di Anastasia ha anche rivelato che le temperature nelle celle oscillano tra 8 e 10 gradi, anche quando fuori nevica. "Un bambino di 5 anni non sopravvivrebbe 48 ore in quelle condizioni", ha aggiunto il garante. "Eppure qui ci sono uomini di 70 anni, con malattie croniche, che devono dormire su materassi sottili, senza coperte sufficienti".

Un visitatore inaspettato: Fontana a Rebibbia

Il 24 novembre, mentre il freddo si intensificava, qualcuno ha fatto qualcosa di insolito: Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati, ha visitato il carcere. Non per una foto, non per un discorso. Ma per parlare con Alemanno, da solo, per oltre un’ora. Nessun comunicato ufficiale è stato rilasciato. Ma fonti vicine al Parlamento rivelano che Fontana ha chiesto informazioni precise sullo stato delle caldaie, sul numero di detenuti con patologie respiratorie e su quando l’Amministrazione Penitenziaria avrebbe presentato un piano d’emergenza. "È stato un incontro silenzioso, ma pesante", ha detto un dipendente del carcere. "Fontana non ha promesso niente. Ma ha ascoltato. E questo, in un Paese dove i politici evitano i carceri, è già un segnale".

La storia che non si vuole ricordare

Rebibbia non è nuova a queste crisi. Nel 2019, durante un’ondata di caldo estremo, Alemanno aveva denunciato temperature di 45 gradi nelle celle. Ora, con lo stesso tono, parla di "temperature glaciali". La logica è la stessa: un sistema che non investe, non manuteniene, non aggiorna. E che punta tutto sul sovraffollamento come strumento di controllo, non di giustizia. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, a fine ottobre 2025, Rebibbia ospitava 1.842 detenuti in una struttura progettata per 1.200. In alcuni bracci, il rapporto è di 3,5 persone per cella. Eppure, il governo ha respinto ogni proposta di amnistia, anche quelle moderate, come quella del PD che prevedeva la scarcerazione per i reati non violenti con meno di 2 anni di pena residua.

Cosa succederà ora?

Le previsioni meteorologiche parlano di venti gelidi fino al 5 dicembre. Le caldaie non sono state riparate. Il ministero non ha annunciato interventi d’urgenza. Ma qualcosa si muove. I magistrati hanno aperto un’indagine. Il Garante ha chiesto l’indulto. E Alemanno? Continua a scrivere. Il suo prossimo diario, previsto per il 30 novembre, avrà un titolo: "Il freddo non ha partito politico". Forse, questa volta, qualcuno lo ascolterà davvero.

Frequently Asked Questions

Perché Alemanno ha diritto di scrivere un diario da carcere?

Secondo la legge italiana, i detenuti hanno il diritto di tenere un diario personale, purché sottoposto a controllo della direzione del carcere per motivi di sicurezza. Alemanno ha rispettato questa procedura: il suo "Diario di cella 33" è stato verificato e pubblicato su social media con l’approvazione formale della struttura. È un canale legale per denunciare abusi, usato spesso da detenuti per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Cosa prevede l’articolo 35 ter del Codice Penitenziario?

L’articolo 35 ter vieta espressamente "condizioni di vita inumane e degradanti" nei carceri, comprese temperature estreme, sovraffollamento, mancanza di acqua calda o igiene. La sua applicazione ha portato a sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro l’Italia. I magistrati di sorveglianza possono ora aprire un procedimento disciplinare o chiedere l’intervento del tribunale per correggere le violazioni, come è successo a Rebibbia dopo la denuncia di Alemanno.

Perché il ministro Nordio rifiuta l’indulto?

Nordio ha dichiarato più volte che l’indulto ridurrebbe la paura del crimine e favorirebbe la recidiva. Preferisce invece investire nella costruzione di nuovi carceri, un progetto che però richiede anni. Nel frattempo, il sovraffollamento resta un problema strutturale: l’Italia ha 59.000 detenuti in strutture progettate per 48.000. I costi di gestione sono alti, ma la politica non ha scelto di ridurre i reati minori, né di promuovere alternative alla detenzione.

Quanti detenuti sono morti per il freddo in Italia negli ultimi anni?

Non ci sono dati ufficiali, ma il Garante Nazionale dei Diritti dei Detenuti ha registrato 7 morti sospette tra dicembre 2022 e febbraio 2023 in carceri del Nord Italia, con cause legate all’ipotermia o a patologie aggravate dal freddo. A Rebibbia, nel 2021, un detenuto di 68 anni è deceduto dopo una settimana di temperature sotto i 7 gradi. L’inchiesta è stata archiviata per "cause naturali". Nessun funzionario è stato mai sanzionato.

Cosa può fare la società civile per aiutare?

Organizzazioni come Amnesty International e Antigone hanno lanciato campagne per la raccolta di coperte, vestiti termici e farmaci per i detenuti. In alcune regioni, cittadini hanno organizzato donazioni dirette ai carceri. Ma il vero cambiamento passa attraverso la pressione politica: scrivere ai propri deputati, partecipare alle manifestazioni per i diritti dei detenuti, e sostenere le associazioni che monitorano le condizioni carcerarie. La giustizia non si misura solo dalle pene, ma dalle condizioni in cui vengono eseguite.

Riguardo l'Autore
Gabriele Belluomini
Gabriele Belluomini

Sono Gabriele Belluomini, un esperto nel campo dell'assistenza sanitaria con una grande passione per la scrittura. Ho dedicato la mia carriera allo studio e alla ricerca delle migliori pratiche sanitarie, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone. Mi piace condividere le mie conoscenze e le mie esperienze attraverso articoli e pubblicazioni sul tema della salute e del benessere. Collaboro regolarmente con riviste e blog del settore per diffondere informazioni utili e aggiornate. Sono convinto che la prevenzione e l'educazione siano fondamentali per promuovere uno stile di vita sano e attivo.